venerdì, ottobre 10, 2008

Grazie di esistere. "La so! La so!"

Ragazzi, questo post ha dell'incredibile, lo ben so, ma vi giuro sulla provvista di marmellata alle fragole che ho in frigo che è tutto vero. Ogni situazione, virgola, espressione non è frutto di quel genio dell'autore ma riproduce fedelmente la realtà.
Ore 19:00 circa di oggi pomeriggio, la sottoscritta ha ripreso a frequentare i corsi in Università e si trova seduta in quarta fila ad ascoltare l'interessantissima lezione di cittadinanza e giustizia (no, non è ironica, è davvero interessante, e il prof. ci sa fare, nessun'altro corso potrebbe fermarmi in un'aula fino alle 20:00 di venerdì sera altrimenti). Il professore sta parlando di quanto il mutamento della società possa influire sulla produzione e sull'implementazione di norme e diritti sociali. Introduce un esempio, e ci racconta parte della trama del documentario di M.Moore "Bowling Columbine". Per chi non lo sapesse, come la sottoscritta prima della lezione di questa sera, il film racconta la situazione di giustizia fai da te negli Stati Uniti, l'aspetto preoccupante dell'estrema facilità con cui chiunque possa procurarsi un'arma, fino a giungere al triste epilogo della strage alla Columbus High School, dove morirono 13 studenti, assassinati da due loro compagni. Il Prof. procede sottolineando che le più incisive campagne contro il commercio di armi leggere sono organizzate, negli Stati Uniti, proprio dalle aziende produttrici di armi da fuoco, per mascherare interessi e traffici ancora più gravi.

Prof.: Non ricordo il nome del Presidente del cartello per la produzione di armi... il film parla di.... mi sfugge il nome....è un americano....il suo personaggio è ripreso anche nel film con nicholas cage lord of war...qualcuno lo sa? qualcuno di voi se lo ricorda??

Studentessa(alza la mano)

Prof.: Dica... ha presente?

Studentessa, timidamente: Chuck Norris?

Chuck Norris????????? Chuck Norris??? L'intero corso è sconvolto, il professore rimane impassibile e replica con un incerto "Ne dubito, no, non penso sia lui." Nessuno ride. Trenta menti pensano la stessa cosa:"L'ha detto sul serio? Cioè, non stava scherzando? Era una gag? Finiremo su candid camera? Ho sentito bene?"
Oggi ero troppo sconvolta per reagire, ma tranquilli, domani le chiedo l'autografo.


E comunque sappiatelo....chuck norris, se minacciato, sferra attacchi. Di panico.

lunedì, ottobre 06, 2008

Generazione di sconvolti

Dicono che i suoi occhi siano azzurro ghiaccio, l'iride disseminata di piccole pagliuzze verdi perse nel blu. Dicono che li tenga nascosti da occhiali scuri per un'innata timidezza. Dicono che quando abbassi gli occhiali il suo sia uno sguardo pericoloso, invasivo, sincero al punto di essere spiazzante. Dicono bene. Per la prima volta, durante il concerto, Vasco si è commosso. E ha abbassato gli occhiali, svelando uno sguardo lucido.


Il suo comportamento è stato anomalo. Ha cantato le sue canzoni più belle, proponendone alcune in acustica. Ha parlato al pubblico, interagendo come non mai. Ha detto a 80.000 persone che siamo belli e che ce la caveremo sempre. Un bell'augurio. Comportamento che ha reso questo concerto unico, forse il più emozionante. Non so che cosa sia cambiato, magari è solo invecchiato, magari non è più il Vasco della vita spericolata, ma poco cambia. Anche così non è male.
Qui di seguito una rassegna delle immagini più significative.

L'attesa. Giò ed io, meno quattro ore all'inizio del concerto.



Giò(veterana) e Clizia, al primo suo concerto di Vasco



La coda ai bagni. Come trascorrere un'ora della propria vita.



L'invasione di campo.



Gli intrusi egocentrici...Dite cheese!!



Il pazzo. Essere o non essere con un tappo di bottiglia.



La serata si è conclusa a casa mia, a mangiare penne all'amatriciana con i cappelli raccolti nella sciarpina del "Mondo che vorrei tour". In attesa del prossimo anno.



Ps: Vero che avevo promesso di postare anche i video della serata, ma li ho visti...e mi son resa conto di aver una dignità da difendere...

venerdì, ottobre 03, 2008

La solitudine dei numeri primi

"I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi.
Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due,ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari. Per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio,che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte,invece,sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti,solo due numeri qualunque,ma che per qualche motivo non ne fossero capaci.Il secondo pensiero lo sfiorava soprattutto di sera,nell'intrecciarsi caotico di immagini che precede il sonno,quando la mente è troppo debole per raccontarsi delle bugie.

In un corso del primo anno Mattia aveva studiato che tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano Primi Gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini,anzi,quasi vicini,perchè fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l'11 e il 13,come il 17 e il 19,il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare,si scopre che queste coppie via via si diradano.Ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati,smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fin lì fossero un fatto accidentale,che il vero destino sia quello di rimanere soli. Poi,proprio quando ci si sta per arrendere,quando non si ha più voglia di contare,ecco che ci si imbatte in altri due gemelli,avvinghiati stretti l'uno all'altro.Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti,ve ne saranno sempre altri due,anche se nessuno può dire dove,finchè non li si scopre.

Mattia pensava che lui e Alice erano così,due primi gemelli,soli e perduti,vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero.A lei non l'aveva mai detto.Quando immaginava di confessarle queste cose,il sottile strato di sudore sulle mani evaporava del tutto e per dieci minuti buoni non era più in grado di toccare nessun oggetto."