Come promesso, con qualche giorno di ritardo giusto x riordinare le idee, arriva il resoconto del week end romano...
Finalmente, alla veneranda età di 24 anni sono riuscita a visitare la Capitale, e da sabato mi sto chiedendo come ho fatto a vivere fino ad oggi senza i cornetti, anzi i CORNETTI (da leggere con la biascicata e l'espressione orgasmica di homer simpson quando dice ciambelleeeeee), e la pizza romana. Da soli valgono il biglietto del treno. Appena sbarcata a Termini ho compreso il significato di S.P.Q.R.
Sono pirati della strada questi romani, senza ombra di dubbio.
Ma come guidano? Considerato che muoversi in modo scordinato e pericoloso alla guida di mezzi con ruote non viene definito guidare in ogni parte d'Italia, a Roma guidare significa sfrecciare disordinatamente in mezzo ai turisti che tra l'altro non appaiono spaventati nè particolarmente disturbati. Quindi mi viene da pensare che le alte colonne disseminate intorno a Via dei Fori Imperiali non siano vere e proprie colonne di età Romana, bensì dissuasori mobili fatti installare da Veltroni affinchè gli scavi archelogici non venissero usati da intraprendenti autisti di Suv come gita fuoristrada della domenica.
Dopo alcuni attimi all'interno della Stazione ero totalmente stordita dal caos che avevo attorno. Le persone correvano, inciampavano, sbattevano, si scavalcavano nella più totale confusione, inseguite da trolley impazziti, bambini alla mano e guida sott'occhi.
Milioni di colori, idiomi e comportamenti che come atomi impazziti qui si sono incontrati, o meglio scontrati. In attesa dell'esplosione. La mia.
Benvenuti a Roma, caput mundi.
Venerdì abbiamo raggiunto la Domus Aurea, cioè la casetta di Gius, dove abbiamo posato i bagagli e ci siamo preparati al tour de force.
Capisco che Roma è grande, che i monumenti da visitare siano numerosissimi, e che siano distribuiti in modo da essere il più lontano possibile uno dall'altro, chissà con quale logica poi, ma accidenti...in 3 giorni ho macinato decine di chilometri, visitato ogni luogo degno di nota e letto due guide turistiche... se viene definita città eterna ci sarà un motivo, posso anche tornarci senza per forza morirci la prima volta che ci vengo...
Il Colosseo.. ecco...me l'aspettavo più grosso..non so, più imponente. Forse le aspettative erano maggiori, la concezione che ne avevo in testa era differente ma pensavo a qualche cosa in più.
In compenso il Vittoriano mi ha affascinato. La sua eleganza, la purezza del marmo, le linee definite.. il rigore e il silenzio dell'Ara Pacis, l'austerità del Tricolore. Un bello spettacolo.
Sabato sera siamo riusciti ad ubriacare Giusy (come se fosse difficile). Abbiamo trascorso la serata a Campo De'Fiori, immersi nella folla rumorosa di uno dei quartieri più movimentati della notte romana. Siamo tornati a casa con l'autobus notturno, dopo averlo aspettato per quaranta minuti in Piazza del Popolo, soffrendo un freddo artico, in mezzo a burini che mangiavano panini zozzoni alla porchetta e discutevano sur piede magggico derr'imperatore Francè.
La giornata di domenica l'abbiamo dedicata al Vaticano, con le sue Chiese, meraviglie e contraddizioni. Arrivati in Piazza San Pietro all'alba delle 12:00 abbiamo aspettato che il Papa uscisse per l'Angelus e abbiamo potuto quindi visitare una San Pietro deserta, potendo scendere alla tomba di Giovanni Paolo II senza attese e salire sulla Cupola senza dover fare ore di coda, godendo del panorama, in mezzo a pochi turisti previdenti come noi.
Siccome avevo promesso alla mia pupetta che le avrei portato un pensiero da Roma, domenica pomeriggio ho cercato in giro per la città le magliette taglia neonato con l'immagine dell'uomo di Vitruvio disegnato da Leonardo, giungendo, a fine serata, ad una convinzione: non esistono. Nell'ultimo negozio che ho visitato l'Amendola dei poveri mi ha risposto :"Nu, me manca. Ma se me sposi te'a disegno.". Si, dai,ci penso...
La discesa dalla Cupola, da giramento di testa...
Nel pomeriggio siamo stati allo Stadio Olimpico, e poi su Ponte Milvio dove ho avuto la conferma che non esistono più i ragazzini di una volta. Tra tutte le sciocchezze che ho pensato, architettato e commesso a sedici anni, quando l'alta concentrazione ormonale nel sangue ti da alla testa, come ad esempio fumare camomilla, bere Aspirina e Coca Cola, uscire di casa dal balcone o con le unghie dipinte di colori diversi, mai avrei pensato di incidere il nome mio e quello del mio amato su di un lucchetto, chiuderlo forever e gettare la chiave. Patetico addirittura da raccontare.
Le nostre espressioni sfatte la domenica sera, di ritorno in Metropolitana.