martedì, agosto 19, 2008

Prima Comunione

Corremmo alla chiesa. Mia madre ci veniva dietro tutta affannata con Michael in braccio. Arrivammo appena in tempo per vedere l'ultimo ragazzino allontanarsi dalla balaustra davanti all'altare dove il prete aspettava col calice e l'ostia in mano, guardandomi in cagnesco. Dopodichè mi posò l'ostia sulla lingua, il sangue e il corpo di Cristo. Finalmente. Finalmente.
Ce l'ho sulla lingua. La tiro dentro.
Mi si è incollata. Avevo Dio incollato sul palato. E risentivo la voce del maestro che diceva: Non toccate l'ostia coi denti perchè se spezzate Dio in due con un morso arrostirete all'Inferno per sempre. Cercai di staccarmi Dio dal palato con la lingua ma il prete mi fece sibilando: piantala con quegli schiocchi e tornatene al posto.
Dio fu magnanimo. Si sciolse e io lo inghiottii e a quel punto fui ufficialmente un membro della vera Chiesa, un peccatore ufficiale.

Frank McCourt "Le ceneri di Angela"

giovedì, agosto 07, 2008

Trenitalia si scusa per il disagio


Da quando ho aperto questo blog mi è capitato già in diverse occasioni di parlare delle nostre moderne efficienti e puntuali ferrovie dello stato. Pensavo di aver toccato il fondo, e siccome trascorro molte ore della mia vita sui treni, di aver visto un po' di tutto. Mi sbagliavo. Quanto mi sbagliavo.
Lo scorso week end ho raggiunto mia madre al mare per testarmi nel tipico fine settimana "una mamma per amica". Per non perdere neanche un minuto di sole ho pensato di partire con il treno delle 6:00 da Porta Nuova. Il treno ha acceso i motori alle 7:20 con un ritardo di un'ora e mezza sulle due ore che impiega a far la tratta. L'unica consolazione era che nel mio vagone sedevano quattro passeggeri: un uomo che appena seduto si è addormentato (svegliatosi dopo un'ora chiede "la prossima è Savona?" "no, la prossima è Trofarello, torna a dormire stordito"), una coppia taciturna comunicante con sguardi astiosi e colpetti di tosse, e la sottoscritta carica di libri e riviste, con la necessità e il desiderio che regni il più assoluto silenzio. Alcuni attimi prima che il treno lasci Porta Nuova sale nello scompartimento la tipica, classica, leggendaria, spaventevole, famiglia calabropiemontese trapiantata al Nord che si sposta in Liguria per il fine settimana. La nonna ha come minimo 130 anni e porta il lutto dagli ultimi 80, i capelli grigi sono raccolti nella classica acconciatura del pomodoro nella rete, mugugna in dialetto stretto, il ghigno senza denti è da strega di Biancaneve, terribile, la sua espressione inequivocabile: "non mi stressate i cosiddetti". Non ha voglia di ferie, non ha voglia di convivere con figlia e genero, non ha voglia di mare, sole e viaggio, e canicola, e valigie, e stress e jet lag, non ha voglia di sudare, sarebbe stata felicemente seduta davanti alla finestra di casa sua, a farsi aria con Grandhotel o a fare gli scherzi telefonici col Salvavita Beghelli. E non la si può biasimare. La figlia è una tipica donna di mezza età che ha trovato nel matrimonio le chiavi del carcere materno, per andare a rinchiudersi nel carcere coniugale. Che a quanto pare è peggio di Guantanamo, pare che Amnesty se ne stia occupando. La sua espressione vacua è persa nel vuoto. Ogni tanto (soprattutto quando il marito si esprime in rutti o dice stronzate), cerca il mio sguardo, si scusa con gli occhi per il consorte, e cattura la mia compassione, oltre che la mia simpatia.
La bambina ha dieci anni, è estremamente sveglia ( i casi della vita), un po' rompicoglioni e si vergogna del padre. Quest'ultimo meriterebbe un capitolo, una tesi, una ricerca universitaria, una cartella sociale, qualsiasi cosa che lo studi e ce lo spieghi. Appena salito in vettura esclama:" Certo che ha un bel ritardo sto treno, ma è colpa nostra, non sarebbe mai partito senza di noi, ci ha aspettati, e ci ha anche fatto fare una bella colazione." Poi mi guarda sorridendo del tipo "ho fatto la battuta" e io che nell'attesa ho già terminato le riviste reprimo il primo vaffanculo. Il treno parte, e con il treno anche il padre comincia il cabaret. Con la vocina strozzata parla per mezzo di un peluche della bambina e le spiega come evitare le congestioni, che è importante non deglutire il chewin gum se non si vuole finire all'ospedale con il buco del xxxx tappato (eh si.. non ci sono più i peluches educati di una volta!!), che deve bere tanta acqua e menta per non "asciugarsi dentro". (Asciugarsi dentro?????). A Moncalieri l'aria è satura di cazzate, e ho l'impressione di essere in viaggio da una vita quando il condizionatore sopra la mia testa decide di guastarsi e di lanciare sulla sottoscritta una scodella d'acqua ghiacciata. Pochi minuti e la carrozza raggiunge temperature africane, si aprono i finestrini e alcuni lamentano cervicali fulminanti, si chiudono i finestrini e la vecchia quasi sviene, poi si rende conto di non aver con sè il Salvavita Beghelli e si riprende. Si chiama il capotreno, che furioso se la prende con la sottoscritta. Come se sedersi sotto un condizionatore guasto potesse essere una colpa. A Ceva si siede accanto a me, prendendo il posto del peluche maleducato, un uomo sui 60 anni che ha dei peli lunghissimi sulle braccia, che si mescolano, si rincorrono, si confondono in disegni ipnotici, non mi è possibile staccarne gli occhi, seguo le curve, gli incroci, cerco l'uscita dal labirinto, coloro gli spazi. Finchè non mi addormento. Mi sveglio di soprassalto. Chiedo se la prossima è Cavallermaggiore. Con mio gran sollievo è Alassio. Sono arrivata.